Giovedì 9 ottobre 2025, dalle ore 11.00 alle 12.30, sarò nell'Aula magna della H-Farm International School di Rosà (VI) per tenere l'incontro-spettacolo 'Sulla porta del mondo' con gli alunni delle classi 1U, 2A/B, 3U della Scuola secondaria di primo grado.
Sulla porta del mondo
incontro-spettacolo
“Dolorosa
e straziande è stata la spartenza” scriveva Tommaso Bordonaro,
contadino illetterato di un piccolo paese in provincia di Palermo,
emigrato in America nel 1947 all’età di 38 anni. “Spartenza” è
una parola che deriva dal dialetto siciliano. Indica il dividersi
l’uno dall’altro con pena. La “spartenza” è straziante,
divide ciò che era unito e allontana. È sradicamento, sofferenza
del corpo e dell’anima, racchiude in sé tutta l’amarezza e la
lacerazione di chi è costretto a separarsi dagli affetti e dai
luoghi familiari per partire verso terre sconosciute e una vita piena
di incognite. Se partire è un po’ morire, “spartire” è
peggio.
“Se
Dante avesse conosciuto ciò che erano le terze classi dei
transatlantici nel 1885, per certo ne avrebbe descritta una e
l’avrebbe allogata nell’inferno e vi avrebbe inchiodato i
peccatori de’ più neri
peccati - scriveva Edmondo De Amicis dopo aver salpato da Genova nel
1884 per arrivare a Buenos Aires a bordo del piroscafo Nord America,
insieme a 1.600 emigranti italiani - O miseria errante del mio paese,
povero sangue spillato dalle arterie della mia patria, miei fratelli
laceri, mie sorelle senza pane”.
Storie
di emigrazione affiorano dagli album fotografici di ogni famiglia
italiana, eppure si tratta di ricordi spesso collettivamente rimossi.
Per
aiutarci a comprendere e sentire la realtà in cui viviamo, e poter
quindi immaginare insieme una società del futuro, ho voluto raccontare la storia dell'emigrazione degli italiani nel mondo
partendo dalle regioni. L'Italia è talmente variegata, infatti, che
ogni regione ha avuto motivi propri e destinazioni specifiche
d'emigrazione, e ha portato nel mondo la propria caratteristica
cultura. Un progetto – avviato a partire da ' Sulla porta del mondo– storie di emigranti italiani' edito da Terre di mezzo in
collaborazione con Fondazione Migrantes – che mancava nella scuola
italiana, pur impegnata da tempo a valorizzare la cultura di chi
arriva nelle classi, a volte da lontano. Per un'integrazione
accogliente, sento sia necessaria l'attenzione anche all'altro piatto
della bilancia, all'altra faccia: se si comprende che anche la nostra
storia di italiani è fatta di generazioni che hanno vissuto la
miseria e la fame e che, per sopravvivere e mantenere i figli, sono
emigrate anche molto lontano, e che se i nostri alunni possono oggi
acquisire a scuola strumenti per realizzare i propri sogni è anche
grazie al viaggio, al coraggio e ai sacrifici di chi un tempo è
emigrato, allora lo sguardo verso chi arriva può cambiare. Poi
è un attimo percepire una connessione tra la nostra storia di
emigranti e ogni migrazione dei nostri tempi.
“Perché
non c’era qualche donna dal cuore tenero che si prendesse pena di
tante miserie, di tante lacrime? - scrive Ernestine Branche,
emigrante valdostana, raccontando il suo sbarco a New York nel1912,
ventiduenne - Erano considerati come dell’immondizia umana, e le
grida continuavano senza tregua”.