Venerdì 16 maggio 2025, alle ore 10:00, sarò sul palco del Teatro Roma di Castagneto Carducci (LI) per tenere 'Sulla porta del mondo - storie di emigranti italiani', un monologo di teatro di narrazione che presenterò agli alunni delle classi quarte e quinte della Scuola primaria e agli alunni delle classi prime della Scuola Secondaria di primo grado dell'Istituto Comprensivo 'G. Borsi' di Castagneto Carducci, a cura dei Servizi Culturali del Comune di Castagneto Carducci.
storie di emigranti italiani
“Dolorosa
e straziande è stata la spartenza” scriveva Tommaso Bordonaro,
contadino illetterato di un piccolo paese in provincia di Palermo,
emigrato in America nel 1947 all’età di 38 anni. “Spartenza” è
una parola che deriva dal dialetto siciliano. Indica il dividersi
l’uno dall’altro con pena. La “spartenza” è straziante,
divide ciò che era unito e allontana. È sradicamento, sofferenza
del corpo e dell’anima, racchiude in sé tutta l’amarezza e la
lacerazione di chi è costretto a separarsi dagli affetti e dai
luoghi familiari per partire verso terre sconosciute e una vita piena
di incognite. Se partire è un po’ morire, “spartire” è
peggio.
“Se
Dante avesse conosciuto ciò che erano le terze classi dei
transatlantici nel 1885, per certo ne avrebbe descritta una e
l’avrebbe allogata nell’inferno e vi avrebbe inchiodato i
peccatori de’ più
neri
peccati - scriveva Edmondo De Amicis dopo aver salpato da Genova nel
1884 per arrivare a Buenos Aires a bordo del piroscafo Nord America,
insieme a 1.600 emigranti italiani - O miseria errante del mio paese,
povero sangue spillato dalle arterie della mia patria, miei fratelli
laceri, mie sorelle senza pane”.
Storie
di emigrazione affiorano dagli album fotografici di ogni famiglia
italiana, eppure si tratta di ricordi spesso collettivamente rimossi.
Per
aiutarci a comprendere e sentire la realtà in cui viviamo, e poter
quindi immaginare insieme una società del futuro, Luigi Dal Cin
racconta la storia dell'emigrazione degli italiani nel mondo partendo
dalle regioni. L'Italia è talmente variegata, infatti, che ogni
regione ha avuto motivi propri e destinazioni specifiche
d'emigrazione, e ha portato nel mondo la propria caratteristica
cultura. Un progetto – avviato a partire da ' Sulla porta del mondo
– storie di emigranti italiani' edito da Terre di mezzo in
collaborazione con Fondazione Migrantes – che mancava nella scuola
italiana, impegnata da tempo a valorizzare la cultura di chi arriva
nelle classi, a volte da lontano. Se poi si comprende che anche la
nostra storia di italiani è fatta di generazioni che hanno vissuto
la miseria e la fame e che, per sopravvivere e mantenere i figli,
sono emigrate anche molto lontano, e che se i nostri alunni possono
oggi acquisire a scuola strumenti per realizzare i propri sogni è
anche grazie al viaggio, al coraggio e ai sacrifici di chi un tempo è
emigrato, allora lo sguardo verso chi arriva diventa più
consapevole, più familiare e, forse, più accogliente.
Poi
è un attimo percepire una connessione tra la nostra storia di
emigranti e ogni migrazione dei nostri tempi.
“Perché
non c’era qualche donna dal cuore tenero che si prendesse pena di
tante miserie, di tante lacrime? - scrive Ernestine Branche,
emigrante valdostana, raccontando il suo sbarco a New York nel1912,
ventiduenne - Erano considerati come dell’immondizia umana, e le
grida continuavano senza tregua”.