lunedì 13 febbraio 2017

a Gigi # 44 - classe IVA della scuola primaria di San Giuseppe di Cassola (VI) sullo spettacolo Raccontala, la guerra

Caro Luigi,
sono Paolo e frequento la scuola primaria di san Giuseppe. Ora sono in classe quarta A. Voglio raccontarti, cioè esprimere con le mie emozioni e le mie parole, il tuo libro intitolato "Scrivila la guerra".
Comincio dal fatto che sei stato molto bravo a farci comprendere l'argomento da adulti, cioè la prima Guerra Mondiale. Hai iniziato a leggere che già mi ha commosso la prima illustrazione; essa raccontava del bambino che vedeva il padre in partenza per la guerra. Secondo me, quest'immagine esprimeva questo: gli uomini si vogliono sacrificare per la libertà della propria famiglia e l'indipendenza del paese in cui vivono, quindi il papà del bambino è un po' un eroe.
Altre immagini mi hanno colpito il cuore: la prima è quando i soldati tedeschi (anche se sarebbe più corretto dire i soldati dell'Impero Austroungarico) sono entrati in casa del protagonista occupandola per alloggiare e prendendo tutto quello che c'era da mangiare. Inoltre picchiavano gli abitanti del villaggio per un piccolo motivo. Un'altra immagine è quando senza motivo i tedeschi hanno buttato giù le campane della chiesa; secondo me, l'hanno fatto per diffondere paura.
Mentre raccontavi, sono rimasto interessato anche alla scena in cui il bambino aveva chiesto un pezzo di pane al comandante che stava scrivendo una lettera; purtroppo il bambino l'aveva fatto sbagliare, perciò lui gli ha tirato uno schiaffo così forte da sbatterlo contro il muro e farlo sanguinare dal naso.
Invece è stato commovente quando i soldati tedeschi nascondevano dietro alle loro gambe il bambino per fargli mangiare il loro rancio.
Voglio esprimere il mio pensiero: la guerra è brutta perché ci sono persone innocenti che vengono uccise.
Auguri di Buon Natale!
Paolo

Caro Luigi,
sono Sara G della classe 4^A di San Giuseppe. Ti scrivo questa lettera perché volevo esprimere le mie emozioni provate durante il tuo racconto.
Ho sentito che la guerra non è, come pensavo, solo tristezza, morte e distruzione. Con la tua storia ho capito che anche i vincitori possono cedere, perché finiscono il cibo con cui sfamarsi e possono provare sentimenti di compassione.
Ricordo con tristezza alcuni momenti tragici del tuo racconto, soprattutto la parte in cui il bimbo e la nonna erano distesi sul letto quasi morti di fame. Il bambino diceva: - Nonna, ho fame!
E la nonna gli rispondeva: - Fiol, non ho nulla da darti.
Ad un tratto la nonna non gli rispose più. Il bambino preoccupato allora mise sulla testa della nonna il cappello del papà, quello elegante, che il papà gli aveva dato prima di partire per la guerra. Lui pensò che la nonna se lo meritava, perché si era presa cura di lui e gli dava il suo cibo.
A me ha fatto piangere, perché pensavo quel fatto potesse accadere alla mia mamma.
A scuola abbiamo imparato una poesia sulla guerra simile al tuo racconto.
Ti vorrei fare una domanda:
- Come mai hai voluto diventare uno scrittore?
Buone feste!
Sara

Caro Luigi,
sono Giulia e frequento la quarta elementare di San Giuseppe.
Volevo congratularmi con il tuo libro: mi piace un sacco!
Volevo dirti inoltre che, se anche il tuo libro è adatto per bambini un po' più grandi, tu ce l'hai fatto capire benissimo.
Voglio raccontarti anch'io ora come sono arrivata al teatro. Quando mi giunse l'annuncio dalla maestra Luisa che andavamo all'Auditorium Vivaldi, mi emozionai subito; quando però le maestre ci dissero che lo spettacolo raccontava della guerra, mi fermai, poi mi risedetti al mio posto "delusa".
Non volevo andare a vedere la guerra: mi fa paura.
Luisa ci disse il titolo del tuo libro "Scrivila la guerra", ma al teatro bisogna ovviamente raccontarla.
Arrivò il giorno della partenza per l'Auditorium (30 Novembre) e io tutta emozionata mi misi in fila con i miei compagni. Partimmo a piedi dalla scuola, eravamo due classi: 4^A e 4^B.
Raggiunto il teatro, aspettammo che finisse il primo spettacolo.
Finalmente entrammo e mi sedetti nell'ultima fila, perché non c'era posto più avanti; tuttavia vedevo bene lo stesso.
Quando iniziò lo spettacolo, mi feci ridere da matti, per poi quasi piangere dalla tristezza.
Durante il racconto mi stavo commovendo da quanto è crudele la guerra: i soldati tedeschi non davano da mangiare né a un povero bambino e né a una povera anziana. Fu il cuoco poi, di nascosto, che gli dava la minestra.
Concludo dicendoti che la guerra è brutta, anzi non vorrei essere al posto di quei poveretti che hanno sofferto la guerra.
Cari saluti e abbracci.
Giulia

Caro Luigi,
sono Giorgio Alessio, frequento la classe 4^A della scuola Guglielmo Marconi.
Ti voglio fare dei complimenti perché all'inizio del tuo spettacolo ci hai fatto ridere per farci poi affrontare il più brutto argomento, cioè la guerra.
Ti faccio i complimenti anche perché hai raccontato la storia in modo comprensibile a noi bambini.
Adesso ti racconto un episodio che mi è piaciuto: quando il bambino è andato a casa del nonno, che aveva fatto la polenta nera con il mangime dei maiali. Avevano tanta fame perché i tedeschi avevano rubato i maiali, le mucche, le galline del villaggio. Dalla fame il bambino ha mangiato quella polenta piena di vermi.
La parte più bella è stata la fine, quando la guerra è finita e tutti urlavano e facevano festa. Tutti i soldati italiani ritornavano con carri, tranne il papà del bambino che arrivò con un quaderno, dove aveva riportato quello che gli era capitato in guerra e lo regalò al figlio perché a sua volta raccontasse come aveva vissuto lui la guerra.
Dal diario del bambino tu hai scritto il libro.
Buon Natale!
Giorgio Alessio

Caro Luigi,
io sono Elisa, un'alunna di quarta elementare; sono un'allieva delle maestre Maria Grazia e Vanessa.
La maestra Maria Grazia è quella che ti ha chiesto la dedica; la maestra Vanessa è la signora che dicevi essere al posto del bambino di prima elementare.
Il tuo libro è bellissimo anche se fa piangere. Mi è piaciuto molto la scena in cui i soldati tedeschi aiutano il bambino a prendere il cibo.
Da questo ho capito che a tutti non piace la guerra, neanche ai tedeschi.
Secondo me, l'illustratrice con i suoi disegni e i colori usati è riuscita a farci comprendere le parti stupefacenti del libro e quelle parti sgradevoli.
Il risultato della storia da te scritta e delle illustrazioni è un libro splendido e bellissimo.
Grazie per averci portato in un viaggio a volte triste ma molto istruttivo.
Arrivederci. Saluti di Buon Natale!
Elisa

Caro Luigi,
sono Vassily, frequento la scuola primaria di San Giuseppe, la 4^A.
A me è piaciuto il libro che hai portato al teatro, perché l'hai raccontato bene anche se era un libro per bambini un po' più grandi di noi; tuttavia l'ho capito benissimo.
Hai fatto vedere le immagini che con i disegni e con i loro colori illustravano in modo adeguato i momenti della storia.
Ho provato tristezza perché non si fa male ai bambini.
Mi hai fatto pensare alle canzoni di Micheal Jackson, che parlano di pace, e ai grandi uomini come Martin Luther King, Gandhi e Nelson Mandela che hanno dato la loro vita per la pace, contro ogni forma di violenza.
Purtroppo c'è ancora la guerra in molti paesi!
L'episodio più bello è stato quando le guardie nascondevano dal generale, dietro le loro gambe, il bambino affamato.
Quando ti ho visto, mi sono sorpreso perché è molto raro vedere uno scrittore; anche mio nonno è uno scrittore ma fa un altro genere di libri.
Per finire vorrei chiederti: - Sei nato alla fine del razzismo contro i neri?
Ti saluto. Buon Natale.
Ciao Vassily

Caro Luigi Dal Cin,
sono Matteo, ho nove anni e in questo momento mi trovo a scuola, nella classe 4^A.
A me personalmente non piace la guerra, quindi non volevo venire al tuo spettacolo; ma tu l'hai raccontata in modo da farcela capire.
Adesso proverò a dirti come ce l'hai esposta tu.
Il racconto avviene nella PRIMA GUERRA MONDIALE; il protagonista è un bambino con la sua famiglia.
Il bambino era triste perché suo papà era andato in guerra e la mamma era a Torino per lavorare.
Il bambino aveva ancora la nonna, che lo faceva pregare ogni sera, perché suo papà tornasse. Ogni volta quando dormiva, diceva "fame" e la nonna sconsolata non rispondeva perché i tedeschi avevano preso tutto, ma lo stringeva a sé.
Il giorno seguente il bambino trova un soldato stanco che mangiava un'arancia e, quando il soldato lo vede, gli dà degli spicchi da mangiare.
Alcuni giorni dopo non trovò più il soldato.
Anche altri soldati nascondevano il bambino durante il rancio e il cuoco gli dava il cibo e il bambino a sua volta lo portava alla nonna.
La cosa segreta del mangiare andò avanti per un po'.
Quando la guerra finì, tornarono tutti i papà tranne lo zio.
Il suo papà gli diede un diario dove aveva scritto tutto quello che aveva vissuto in guerra. Anche il bambino scrisse quello che lui aveva vissuto mentre i suoi genitori erano lontani.
Auguri di Buon Natale!
Matteo

Caro Luigi,
sono Manuel e frequento la scuola di San Giuseppe.
Non mi sono molto divertito al tuo spettacolo. Per me infatti la guerra non si dovrebbe fare: in guerra non ci sono né vinti né vincitori.
Mi ha fatto arrabbiare la violenza del generale tedesco contro il bambino quando l'ha spinta addosso al muro.
Per me, se non c'era tutta questa guerra, la storia sarebbe stata più simpatica.
Ti faccio i miei complimenti perché sei un bravo scrittore e hai fatto un bel libro, magari non tanto comprensibile per la nostra età.
Complimenti anche alla tua collaboratrice Simona, che ha illustrato con dei disegni stupendi il tuo libro. Per favore, falle i complimenti.
Tanti saluti.
Manuel

Caro Luigi Dal Cin,
mi chiamo Lorenzo e frequento la 4^A di San Giuseppe.
A me è piaciuto tanto il libro, anche se è molto triste.
Mi è piaciuto più di tutto quando racconti che la guerra era finita. Mi ha fatto divertire la prima parte quando stavi scherzando; mi hai fatto un sacco ridere.
Il libro è stato molto triste, perché parlava di un bambino che stava morendo di fame e che ha dovuto mangiare la polenta nera, di solito viene data ai maiali, e la corteccia per sfamarsi.
Mi è piaciuto quando parli dell'uomo che stava mettendo sottoterra dei semi e, vedendo il bambino prenderne venti, glieli ha lasciati portare alla nonna.
Mi ha commosso la scena nella quale il bambino ha dato il cappello alla nonna perché respirava piano. Era il cappello portafortuna del suo papà partito per la guerra, ma ora ne aveva bisogno la nonna.
Mi ha colpito quando hai parlato dello zio Tonino che diceva che la guerra era bella, ma invece è brutta. Purtroppo alla fine del conflitto lo zio non è più tornato.
Saluti.
Lorenzo

Caro Luigi,
sono Alice, frequento la scuola di San Giuseppe, classe 4^A. Ho nove anni e volevo parlarti del tuo spettacolo "Raccontala la guerra".
All'inizio tu mi hai fatto ridere, però ho capito che lo stavi facendo apposta perché sapevi che dopo sarebbe stato triste la storia.
Quando hai cominciato a rappresentare il libro, io e la mia amica Laura ci siamo strette la mano perché avevamo paura.
Quando è comparsa l'immagine con gli animali della fattoria, alcuni bambini della mia classe si sono messi a ridere, ma io non ci trovavo nulla da ridere, perché gli abitanti del villaggio e il bambino morivano dalla fame.
Quando hai narrato del bambino affamato e del soldato che gli dava il suo rancio, mi sono commossa.
Ho avuto molta paura nella parte in cui il bimbo chiedeva al comandante tedesco del pane. Lui gli  ha dato uno schiaffo. Il bambino è andato addosso al muro e gli è uscito sangue dal naso.
Poi alla fine ero felice perché la guerra era finita.
Per me la guerra è bruttissima!
Auguri di Buon Natale!
Alice

Caro Luigi,
sono Awah Melody, frequento la scuola primaria di San Giuseppe, classe 4^A. Del racconto che ci hai letto, mi ha colpito che i soldati, anche se erano nemici, hanno aiutato il bambino lasciando che si mimetizzasse dietro le loro gambe per poter mangiare il loro rancio.
I soldati, infatti, si erano accorti che il bambino e sua nonna soffrivano la fame come loro e in tutti i modi hanno cercato di aiutarli.
Il loro comandante, invece, aveva messo le mani addosso al bambino solo perché gli aveva chiesto del pane e l'aveva fatto sbagliare con la penna.
Il bambino non è un qualunque bimbo, ma come un grande ha pensato alla propria nonna, alla quale era affidato mentre i genitori erano lontani, dandole il cappello, che prima di andare in guerra il papà gli aveva donato come portafortuna.
Alla fine della storia mi è dispiaciuto che insieme ai suoi genitori non sia tornato a casa anche lo zio Tonino.
Ho notato che sei riuscito ad interpretare la voce della nonna.
Complimenti!
Anche se il libro non è adatto alla nostra età, ce l'hai fatto comprendere.
Per curiosità volevo domandarti: - Come mai non hai raccontato il diario del papà?
- Come mai hai preferito narrare il diario del bambino?
Aspetto una tua risposta.
Il tuo spettacolo, per me, è stata una delle più belle esperienze della mia vita.
Saluti.
Melody

Caro Luigi,
frequento la 4^A della scuola primaria di San Giuseppe.
Sono un bambino che durante lo spettacolo ha fatto il birichino, tuttavia ho ascoltato bene lo stesso.
Mi ha colpito quando hai letto la scena in cui il bambino stava indicando la pancia e la bocca al comandante dei tedeschi perché aveva fame.
Il tedesco stava scrivendo; poiché il piccolo protagonista l'ha disturbato, l'uomo gli ha dato uno schiaffo. La nonna, vedendo il nipote che sanguinava dal naso, gli ha urlato: - Vigliacco!
I soldati, invece, erano gentili e cortesi con il bambino, perché lo nascondevano dal cattivo comandante mentre il cuoco gli dava da mangiare.
Dopo un po' il protagonista è andato nel bosco e ha trovato un soldato che mangiava un'arancia e, vedendo il bambino affamato, il soldato gliel'ha donata.
L'illustratrice in questa scena ha colorato lo sfondo di nero perché c'erano la paura e la tristezza; con questo colore, infatti, voleva far capire le emozioni che provava il bambino.
Luigi, mi hai commosso con il tuo spettacolo triste e a volte allegro.
La guerra è sempre brutta perché vengono uccise persone innocenti.
Con affetto,
Nicolas

Caro Luigi,
sono un bambino della scuola primaria di San Giuseppe.
Ti scrivo attraverso questa lettera per parlarti del tuo spettacolo, tratto dal tuo libro stupendo e ricco di informazioni.
La prima scena, in cui il bambino abbracciava il suo papà, era molto commovente: suo padre doveva partire per la guerra e, sapendo che poteva morire, gli ha dato il suo cappello come portafortuna.
Poi mi ha colpito la scena in cui i tedeschi occupano la casa del bambino, gli rubano tutto: frutta, verdura, pane... fanno cadere persino suo nonno.
Ma anche i tedeschi sono persone e così aiutano il piccolo dandogli di nascosto la minestra e la patata che mangia con la nonna.
Ora ti faccio delle domande:
- Se non avessi letto quel diario, come sarebbe stata la storia?
- Come ti è venuta l'idea di raccontare la guerra?
Ciao e inventa altre storie, che noi della classe 4^A siamo pronti a leggere.
Ciao, Luigi.
Francesco

Caro Luigi,
sono Luna Celeste, frequento la scuola a San Giuseppe, la classe 4^A.
Ti scrivo per dirti che il tuo libro è molto bello, soprattutto la scena in cui il soldato tedesco ha dimostrato compassione per il bambino affamato; infatti ha messo il manico alla sua scodella, così il piccolo non si scottava più quando il cuoco gli dava la minestra di nascosto.
In questo modo il bambino e la nonna mangiavano qualcosa.
Non mi è piaciuto affatto quando racconti del comandante che scriveva e del bambino che era andato da lui per chiedergli un po' di pane.
Purtroppo il bambino l'ha fatto sbagliare a scrivere e il soldato l'ha spinto verso il muro. Quando è arrivata la nonna, l'ha portato fuori dalla stanza ed è stato triste vedere il piccolo con il sangue uscire dal naso.
Ti sei impegnato molto per scrivere quel libro!
Ora ti saluto e ti auguro un Buon Natale!
Luna

Caro Luigi,
sono Emma e frequento la scuola elementare di San Giuseppe, sono nella classe 4^A.
Quando sono arrivata con i miei compagni all'Auditorium per assistere al tuo spettacolo, all'inizio ci siamo messi tutti a ridere perché cominciavi a presentarti dicendo che non si può iniziare un testo o un racconto con "allora".
Quando hai incominciato a narrare il tuo libro, subito sono stata interessata. Ho pensato, infatti, che sarebbe stato ricco di informazioni utili per il nostro futuro.
Dunque il tuo spettacolo mi è stato di gradimento.
La mia parte preferita è stata quando la guerra è finita e Fiol, il nomignolo con cui la nonna chiamava il bambino, ritrova il papà che era in guerra e lo abbraccia.
Ma dello zio di Fiol non c'è più nessuna traccia.
Ti saluto e ti auguro Buone Feste!
Emma

Caro Luigi,
sono Rebecca e frequento la scuola primaria di San Giuseppe.
Ora, che mi sono presentata, vorrei raccontarti alcune scene del tuo spettacolo che mi hanno colpito.
Mi è piaciuto molto il tuo inizio felice, allegro e sorridente.
Mi è piaciuto inoltre l'argomento della tua storia nonostante fosse un po' triste, perché della guerra avevo già paura.
Le scene che ritengo più interessanti, anche se mi hanno fatto quasi piangere, sono: la prima è quella in cui i soldati tedeschi uccidevano il maiale e buttavano a terra il povero nonno ridendo.
Oppure quella in cui il comandante dei soldati stava scrivendo e il bambino gli ha chiesto un po' di pane perché aveva fame, ma per sbaglio gli ha fatto fare un errore. Così l'uomo gli ha dato uno schiaffo fortissimo tanto che l'ha fatto sbattere addosso al muro facendogli uscire sangue dal naso.
Ho provato sollievo nelle scene finali quando finisce la guerra e i soldati italiani tornano e la sera ballano, cantano e festeggiano. Tra questi c'è anche il padre del bambino, però nessuna traccia del povero zio Tonino.
Penso che il tuo spettacolo ci ha ricordato che non in tutti i paesi c'è la pace e quindi sappiamo che noi al momento siamo fortunati.
Bene, caro Luigi, ora ti saluto.
Rebecca S

Caro Luigi,
sono Rebecca e frequento la scuola primaria di San Giuseppe.
Ora, che mi sono presentata, vorrei raccontarti alcune scene del tuo spettacolo che mi hanno colpito.
Mi è piaciuto molto il tuo inizio felice, allegro e sorridente.
Mi è piaciuto inoltre l'argomento della tua storia nonostante fosse un po' triste, perché della guerra avevo già paura.
Le scene che ritengo più interessanti, anche se mi hanno fatto quasi piangere, sono: la prima è quella in cui i soldati tedeschi uccidevano il maiale e buttavano a terra il povero nonno ridendo.
Oppure quella in cui il comandante dei soldati stava scrivendo e il bambino gli ha chiesto un po' di pane perché aveva fame, ma per sbaglio gli ha fatto fare un errore. Così l'uomo gli ha dato uno schiaffo fortissimo tanto che l'ha fatto sbattere addosso al muro facendogli uscire sangue dal naso.
Ho provato sollievo nelle scene finali quando finisce la guerra e i soldati italiani tornano e la sera ballano, cantano e festeggiano. Tra questi c'è anche il padre del bambino, però nessuna traccia del povero zio Tonino.
Penso che il tuo spettacolo ci ha ricordato che non in tutti i paesi c'è la pace e quindi sappiamo che noi al momento siamo fortunati.
Bene, caro Luigi, ora ti saluto.
Rebecca S

Caro Luigi,
sono Laura e frequento la classe 4^A della scuola primaria di San Giuseppe.
Ti voglio dire che mi è piaciuto tanto il racconto del tuo libro.
La parte che mi ha colpito di più è quando il capitano tedesco aveva dato uno schiaffo al bambino perché l'aveva fatto sbagliare mentre scriveva su un foglio. Il piccolo voleva solo un pezzo di pane.
Mi è piaciuto come l'illustratrice ha espresso con i colori gli sfondi e i disegni; soprattutto la scena nella quale i soldati nascondevano il bambino dietro i loro stivaloni, così poteva procurarsi della minestra.
La parte che mi ha fatto invece intristire è quando i soldati buttavano per terra il nonno del bambino.
Alla fine, quando era finito il racconto, pensando a quel bambino che moriva di fame, ho capito che è meglio non sprecare il cibo.
Grazie, Luigi, e buone feste!
Laura
Domande per Luigi
- Luigi, come sei diventato uno scrittore?
- Lo sfondo dell'illustrazione dei soldati che nascondevano il bambino dietro i loro stivali era di un verde chiaro, Simona l'ha scelto perché è il colore della speranza?

Caro Luigi,
sono Sara C, frequento la scuola primaria di san Giuseppe e ho assistito coi miei compagni al tuo spettacolo.
A me è piaciuta la parte iniziale che ci ha fatto ridere per affrontare poi la storia triste.
Le scene che mi hanno fatto piangere sono state: quando la nonna e il bambino erano a letto e non riuscivano a dormire dalla fame.
ll bambino ha dato il cappello del papà, a cui era molto affezionato, alla nonna perché respirava male.
L'altra scena è quando il comandante ha dato uno schiaffo al bambino che gli chiedeva solo un pezzo di pane e, purtroppo, l'ha fatto sbagliare mentre scriveva.
Le immagini avevano il colore grigio, anzi nero come la morte.
Nel vederle stavo per nascondermi sotto il giubbotto.
Ci sono state altre scene molto toccanti; per esempio quando i soldati nascondevano il bambino vicino alle loro gambe in modo che potesse mangiare il loro rancio.
L'illustratrice per evidenziare la felicità del momento ha usato il colore verde.
Penso che la guerra è orribile, paurosa.
Però tu ne hai saputo parlare bene e ci hai raccontato cose vere e terribili in modo delicato.
Cordiali saluti e Buone Feste.
Sara

Salve Sig. Luigi,
sono Andrea Viola, frequento la scuola primaria di S. Giuseppe e sono un'alunna della classe 4^A.
Ora vorrei esprimere le mie emozioni sullo spettacolo "Raccontala la guerra".
Io non lo definirei proprio uno spettacolo, ma una lettura espressiva. Di solito nella rappresentazioni teatrali ci sono più persone che recitano storie già inventate oppure ideate da loro.
Avrei gradito vedere delle persone recitare come in tutti gli spettacoli.
Ciao.
Andrea

Caro Luigi Dal Cin,
sono Rebecca H, frequento la scuola a San Giuseppe, nella classe 4^A.
Il racconto che ci hai letto è stato triste e io stavo per piangere, perché c'erano scene dolorose.
La scena che mi è piaciuta di più è stata quando i soldati tedeschi nascondevano il bambino dietro le loro gambe dal generale, in modo che il piccolo affamato potesse mangiare la minestra.
L'episodio che mi è dispiaciuto di più era quando la nonna e il nipotino sentono dei rumori alla porta, la nonna va a vedere e lascia il piccolo nella stanza con una luce al petrolio. Erano i soldati tedeschi che avrebbero poi occupato la loro casa e avrebbero mangiato tutto quello che avrebbero trovato.
Mi ha molto commossa questa scena perché mia nonna è morta e non ha potuto raccontarmi questa esperienza, ma ora so come si sarà sentita male.
Cordiali saluti e Buon Natale.
Rebecca