mercoledì 19 aprile 2017

un mio articolo su Andersen, mensile di letteratura e illustrazione per il mondo dell'infanzia


Un mio articolo dal titolo La Staffetta di Scrittura su Andersen numero 340 - marzo 2017.

La Staffetta di Scrittura

Dal 2004 Bimed organizza un progetto di scrittura collettiva capace di coinvolgere, partendo da incipit d’autore, oltre settecento classi in giro per l’Italia.

di Luigi Dal Cin

Prendete l’Italia, tutta intera… fatto? Prendete ora la scuola italiana… fatto? Prendete le scuole italiane di ogni ordine e grado che lavorano nel sud, nel centro, nel nord Italia: ciascuna con le proprie peculiari caratteristiche, ciascuna con il proprio percorso… fatto? Prendete, nell’anno scolastico 2015-2016, settecentoventi classi di queste scuole: ciascuna con le proprie peculiari caratteristiche, ciascuna con il proprio percorso… fatto? Prendete – insieme ai loro docenti – diciassettemila alunni circa: ciascuno con le proprie peculiari caratteristiche, ciascuno con il proprio percorso… fatto? Prendete un manipolo di scrittori, di tutor e di coordinatori… fatto? Ecco: mescolate con cura… con grande cura, eh! Fatto? Ora servite tutto sullo stesso piano, quello della condivisione, e farcitelo con un obiettivo comune: quello dell’invenzione narrativa e della scrittura… fatto?
Fatto: è la Staffetta di Scrittura che dal 2004 viene realizzata nelle scuole di tutta Italia da Bimed – Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo – associazione di enti locali, con sede a Salerno, nata nel 1997 da un progetto sperimentale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, ideato per rendere cultura ed educazione scolastica occasioni di crescita del meridione italiano.
Dunque, si fa così: uno scrittore scrive un incipit-stimolo che viene inviato agli alunni di una classe e all’insegnante con il compito, insieme al tutor che seguirà l’intero percorso, di dare vita al primo capitolo. Questo primo capitolo passerà subito dopo a un’altra classe di una scuola di un’altra zona d’Italia (ma anche all’estero) che sia lontana dal contesto geografico e culturale della classe precedente, e così di seguito sino all’ultima classe, la decima, che dovrà scrivere l’ultimo capitolo. Seguirà l’editing finale e la pubblicazione definitiva dell’intero racconto che sarà consegnata a ciascun alunno partecipante.
Su tutto poi immaginate di spolverare i grandi momenti di incontro d’inizio e fine percorso in luoghi come – quest’anno scolastico – Salerno, Torino, il Cilento, Moncalieri, le Isole Tremiti…
Alla fine, allora: quale bontà si svela? Quale sapore si risveglia? Quale profumo si spande?
Il gusto dell’incontro, innanzitutto: incontro con alunni e docenti lontani dal proprio contesto geografico e culturale, ma anche incontro tra gli alunni della stessa classe. Per poter scrivere il proprio capitolo, infatti, è fondamentale che alunni e insegnanti leggano e si immedesimino nel capitolo scritto dalla classe precedente, sperimentando così emozioni e idee nate in un contesto lontano dal proprio: un esercizio concreto che insegna a prendere il punto di vista dell’altro. Si scopre così un comune partecipe sentire, pur nella diversità degli ambienti culturali che, nella narrazione, si manifestano in diversità di paesaggi, di situazioni climatiche, di abitudini di vita. La Staffetta di Scrittura offre in questo modo una possibilità di dialogo con l’altro in condizioni di evidente diversità senza che però avvenga alcuno scontro, perché lo scopo comune è quello di costruire insieme un racconto che funzioni complessivamente e che complessivamente crei fascino in chi leggerà. Con tale comune obiettivo, saranno spesso proprio gli elementi di diversità a diventare fonti di ricchezza per il racconto, oltre che occasioni per mettere in discussione il proprio mondo. Ma poi, per poter scrivere il capitolo che è stato loro affidato, gli alunni devono incontrarsi anche all’interno della propria classe affrontando una narrazione a più voci che deve necessariamente prevedere una disponibilità ai contributi di ciascuno, per arrivare a una sintesi collettiva, condivisa e concordata. Ci si educa così all’ascolto, all’alterità, alla reciprocità, al decentramento dei punti di vista, al rispetto, alle modalità di decisione democratica: attraverso il gioco della narrazione e della scrittura. E alla fine del lavoro sul proprio capitolo, ogni gruppo di alunni, nell’inviare il testo alla classe successiva, invita generosamente dei coetanei sconosciuti che abitano in un luogo lontano a entrare nel proprio mondo, a interagire con la propria storia, fidandosi della loro capacità creativa di portare avanti il testimone della narrazione senza farlo cadere.
Ma il gusto dell’incontro è un aspetto tangibile anche nei grandi momenti collettivi di inizio e fine staffetta quando ci si conosce, ci si rincontra, ci si riconosce: ci si sente parte tutti di un’unica grande famiglia, insieme allo staff salernitano e ad Andrea Iovino, il pater della Staffetta. Alla fine ci si abbraccia, anche: come buoni compagni di viaggio che si conoscono bene perché hanno compiuto un bel pezzo di strada insieme. Di più: che hanno saputo comprendere e vivere il punto di vista dell’altro.
C’è poi, in tutto questo, il gusto della narrazione e della scrittura: il rapporto con le parole e con quell’arte del racconto che appartiene all’intera umanità, dunque ad ogni popolo, dunque ad ogni cultura. La narrazione e la scrittura nella Staffetta diventano una reale occasione di comunicazione e di condivisione. E, forse, questo percorso porta alunni e docenti a una maggiore consapevolezza sul fatto che, per narrare e scrivere bene, è necessario leggere molto e leggere buoni libri, molto esercitarsi, essere dubbiosi, provare e riprovare, seguire molteplici strade narrative per ritornare al punto di partenza e cercarne, instancabili, di nuove ancor più imprevedibili e convincenti, diventare sempre più curiosi delle tecniche di scrittura.
Al termine del percorso si spande allora il profumo felice della soddisfazione nel vedere il proprio capitolo parte vitale della pubblicazione finale, in cui ciascuno ha cercato di dare il meglio di sé: pubblicazione da prendere in mano, sfogliare, mostrare con orgoglio, conservare.
“Ma allora anche tu quest’anno hai fatto la Staffetta!”, “Non ci vedevamo dall’incontro a Salerno dell’anno scorso, ricordi?”, “Fortuna che c’è la scrittura!”, “Fortuna che ci siamo incontrati!”, “Il tuo incipit quest’anno chi l’ha scritto?”, “La mia classe si è appassionata: non credevo, sai?”, “Anche la mia collega si è appassionata: non credevo, sai?”, “Mi puoi dare la tua email?”, “Ci vediamo alle Tremiti? Ce la farai a portare la tua classe anche quest’anno?”.
E per finire? Per finire: sempre ‘na tazzulella ‘e cafè al bar, gustata con intensa soddisfazione, come rito di incontro e di condivisione, come occasione per narrare sempre qualche piccola storia che vale la pena ascoltare. Come per fortuna ancora accade.