mercoledì 8 dicembre 2021

L'Orlando Furioso raccontato ai ragazzi per la quinta edizione di Ferrara Monumenti Aperti


Nel palazzo magico di Atlante

ciascuno insegue il suo più grande desiderio:

è un oggetto o il suo sogno più importante,

e non crediate che nel dirlo non sia serio!

C’è chi vuole un’armatura luccicante,

chi per amore fa un grande putiferio,

e quel che accade in tal sontuosa meraviglia

in fondo, in fondo, un po’ ci rassomiglia.



C
ollaboro con Monumenti Aperti dal 2013, a Cagliari, in tutta la Sardegna, in Piemonte e nel 2017 ho voluto provare a portare l'esperienza di Monumenti Aperti anche a Ferrara, la mia città. Non sapevo cosa sarebbe successo, ho pensato: è come trapiantare un albero maturo con radici ormai profonde che arriva dalla Sardegna, fargli sorvolare il mare spinto dal maestrale e trapiantarlo nelle nostre terre così diverse da quelle sarde: avrebbe preso? Avrebbe messo nuove radici? Avrebbe dato frutto? In questi anni ha dato molto frutto: a Ferrara, grazie anche all'apporto di Ferrara Off Teatro che si occupa dell'organizzazione mettendo in campo le proprie speciali competenze teatrali, e grazie all'impegno di centinaia di alunni e dei loro insegnanti, nella mia città siamo già arrivati alla quinta edizione.

Qual è il mio compito di scrittore in tutto questo? Dal 2013 ho ideato e condotto per Monumenti Aperti un progetto di scrittura e narrazione che ho chiamato 'Le parole della bellezza'. Penso infatti che la narrazione sia uno strumento fondamentale se vogliamo rendere vicino e vivo anche per bambini e ragazzi il prezioso patrimonio artistico e culturale delle nostre città. La semplice informazione storica, artistica, culturale infatti attiva la conoscenza, attiva l'aspetto logico e mnemonico dei bambini, la narrazione invece attiva anche l'aspetto emotivo e affettivo. E le nostre vite in genere cambiano non quando riceviamo più informazioni, ma quando ci commuoviamo, allora sì che siamo spinti a prendere delle decisioni e a indirizzare la nostra vita. Le informazioni sono molto importanti, ma la narrazione fa di qualcosa di più: ci emoziona, ci fa provare affetto. E se proviamo affetto ci sentiamo anche responsabili.

Da alcuni anni Monumenti Aperti vuole promuovere, accanto ai monumenti fisici, anche il patrimonio immateriale e, vista la situazione di incertezza data dal Covid19 di poter realizzare quest'anno una manifestazione in presenza, si è pensato di concentrare la nostra attenzione su uno dei patrimoni immateriali più preziosi della cultura ferrarese: l'Orlando Furioso che qui a Ferrara è stato pensato e scritto dall'Ariosto per la Corte estense.

Come ogni anno ho voluto proporre alle insegnanti e ai loro alunni dei suggerimenti di scrittura e narrazione che hanno utilizzato per realizzare la manifestazione che avrà luogo in modalità on-line sabato 11 e domenica 12 dicembre 2021 (in diretta streaming dalle ore 16 sui canali Facebook e Youtube di Monumenti Aperti e Ferrara Off).

Ho così costruito un'opera organica costituita da 20 'episodi narrativi' in grado di fornire, nel loro complesso, una visione completa delle vicende, delle tematiche, dei personaggi e degli ambienti del poema 'Orlando Furioso' , e perché fosse un'opera davvero organica ho cercato un legame che potesse unire la materia narrativa, in modo da evitare un banale elenco di capitoli. Ho così pensato di utilizzare il nucleo narrativo più forte e più inclusivo del poema: il palazzo di mago Atlante. Lì avrà luogo l'incredibile vorticosa giostra che vedrà intrappolati tutti i principali personaggi del poema che lì si incontreranno e si passeranno così il testimone della narrazione.

Un possibile monumento di riferimento per la quinta edizione di Ferrara Monumenti Aperti potrebbe quindi essere proprio il magico palazzo di Atlante: si tratta di un palazzo che non è fatto di pietra, ma di fantasia, sogno, magia, desiderio, illusione – edificato proprio a Ferrara dalla mente dell'Ariosto – che tanto influenzerà le 'architetture fantastiche' successive (si pensi a Borges, a Calvino...).

Luogo dell’illusione, giostra vorticosa in cui cavalieri e dame ripetono all’infinito gli stessi percorsi e gli stessi gesti, labirinto affollato e deserto allo stesso tempo – affollato di cercatori, deserto di ciò che si cerca – il palazzo diviene così l’occasione di arrivo e di partenza per raccontare i personaggi dell’Orlando Furioso, colti in stretta relazione l’uno con l’altro, e le loro meravigliose vicende.

Utilizzando la variabilità dei toni e delle differenti cifre stilistiche che lo stesso Ariosto ha adoperato nella sua opera, ho cercato di riprodurre, in un modalità comprensibile ai lettori più giovani, il movimento di cui è permeato l'intero poema: le strade si diramano per poi ricongiungersi scorrendo in contemporanea più fili narrativi autonomi che, tuttavia, si intrecciano di continuo tra loro.

Ho lavorato sul linguaggio per rendere la velocità del 'poema del movimento' (come lo chiamava Calvino) e il zig–zag delle azioni dei personaggi, ma anche per rendere la preziosità stilistica del poema ariostesco: introdotta e conclusa l'intera narrazione con un'ottava, i personaggi parlano solo in versi – con toni differenti a seconda del carattere di ciascuno – immersi in una prosa 'poetica' che prevede rime, assonanze, ripetizioni, enjambement... ho cercato così di porre in evidenza tutti gli artifici stilistici dell'Ariosto, mentre il racconto tesse via via i temi del meraviglioso, dell'inchiesta, della ventura, del desiderio, dell'illusione, della guerra, dell'amore, della pazzia, delle audaci imprese, della magia... i temi, insomma, di tutta la materia cavalleresca esplorata – come faceva l'Ariosto – con ironia e divertimento.

Nella nostra cultura l’incontro tra modernità massmediatica e la narrazione è avvenuto da tempo, e sembra aver messo in crisi quest’ultima. È come se ci fossimo via via privati di una facoltà che ci sembrava inalienabile: la capacità di raccontare, di scambiare esperienze. In questo senso, dare valore alla narrazione significa invece tornare alla ricostruzione paziente della coscienza storica, alla comunicazione interpersonale di esperienze significative, anche tra generazioni diverse, significa in fondo tornare all’ascolto dell’altro; per promuovere una reale identità narrante, slegando dal produttivismo economico il valore delle persone e delle esperienze.

Tutto questo per fornire strumenti alle giovani generazioni, perché possano chiedersi, insieme a noi: qual è il futuro che vogliamo per la cultura delle nostre città?

Proprio Borges, che ha attinto a piene mani dal Palazzo di Mago Atlante per i suoi labirinti immaginari, scriveva che “il futuro è inevitabile, ma potrebbe anche non accadere”. Ciò che a volte ci sembra perduto nella cultura della nostra società, specie in questo periodo, credo riservi in sé la risorsa di una salvezza che può svelarsi proprio attraverso lo sguardo di speranza e la narrazione appassionata dei più giovani: sono certo che il seme della narrazione dei bambini possegga, proprio in sé, e in questo periodo più che mai, una profonda potente forza salvifica. Anche per noi adulti.