lunedì 10 settembre 2018

Le fiabe che oltrepassano i confini # 10 - Shahrazàd racconta

10. Shahrazàd racconta

E alla fine di questo lungo viaggio in giro per il mondo cosa possiamo dire?
Credo possiamo affermare che, di fronte alle fiabe, qualsiasi sia il nostro paese, la nostra storia e la nostra cultura d'origine: siamo tutti accomunati dagli stessi sentimenti, sogni, desideri, paure, perché le fiabe sanno raccontare ciò che è fondamentale e immutabile nell'animo umano.
E credo possiamo affermare che, nella nostra cultura occidentale, l’incontro tra la modernità massmediatica e il racconto fiabesco sembra aver messo in crisi quest’ultimo: in confronto a culture di altre zone del mondo è come se ci fossimo da tempo privati di una facoltà che sembrava inalienabile: la capacità di scambiare esperienze.

Ridare valore alla narrazione fiabesca significa invece tornare alla ricostruzione paziente di una coscienza storica collettiva, alla comunicazione interpersonale di esperienze significative anche tra generazioni differenti, all’ascolto dell’altro, per promuovere una vera dignità narrante, slegando dal produttivismo economico il valore delle persone e delle esperienze, avvicinando così identità diverse.

“Perché ci racconti fiabe che finiscono bene? Quando nel mondo reale le cose spesso finiscono male?”.

Allora cito ai bambini un personaggio che sa evidenziare benissimo da sé la forza della narrazione: è Shahrazàd, un personaggio delle Mille e una notte.
All’inizio della sua vicenda c’è un re, Shahriyàr, straziato dal tradimento della moglie. Sconvolto dal dolore e dal desiderio di vendetta ordina che ogni sera gli venga portata nuova una fanciulla che poi, di notte, immancabilmente, uccide.
Il popolo inorridito comincia a fuggire.
Chi resta è Shahrazàd, la figlia del visir: si dice abbia letto più di mille libri nella biblioteca del padre.
Si offre al re Shahriyàr per salvare la vita delle altre ragazze.
Il re accetta, ma poi viene la notte e, anche per lei, il momento di essere uccisa.
Shahrazàd allora chiede al re di potergli prima raccontare una storia.
Il re, incuriosito, accetta.
Shahrazàd racconta, e racconta, e intanto arriva l’alba. E di giorno il re si deve occupare delle faccende del regno: “Per ora ti faccio salva la vita – le dice – perché voglio sapere come finisce la tua storia, poi la prossima notte ti ucciderò”.
Ma ogni notte Shahrazàd inizierà una nuova storia e, prima che sia terminata, ogni volta sopraggiungerà il mattino e dovrà interromperla.
E ogni volta il re giurerà di farle salva la vita finché non avrà ascoltato il resto del racconto.
Penso se lo sia chiesto anche Shahrazàd: “Che senso ha raccontare una storia di fronte a questo re che mi vuole uccidere, di fronte a tutto questo male?”.
Ma poi Shahrazàd si fa forza, e comincia a raccontare: le storie che Shahrazàd narra in quelle milleuno notti buie, salvano non solo la sua vita, ma quella di tutto il popolo.
Salvano il futuro dell’intero regno.
Salvano anche lo stesso re che alla fine si pentirà della propria vendetta omicida, annullerà la condanna a morte fin lì tenuta sospesa, s’innamorerà di Shahrazàd e saprà di nuovo gioire della vita.
Le fiabe narrate da Shahrazàd sospendono, così, la condanna a morte.
Ma io credo che tutte le narrazioni sospendano la nostra condanna a morte.
Quelle fiabe sospendono il tempo.
Ma io credo che tutte le narrazioni, il tempo lo sospendano, anzi, credo che facciano scorrere dentro di noi il tempo di tutti gli uomini che hanno gioito e sofferto come noi.
Le storie narrate fanno così vivere in noi il tempo dell’intera umanità.
E credo sia per questo che l'incipit delle Mille e una notte recita così: ‘Queste fiabe vi vengono raccontate perché la storia delle genti passate serva da esempio alle generazioni future’.

Shahrazàd e il re
di Luigi Dal Cin

Dentro una notte di nero senza stelle
dentro un deserto, da solo in un palazzo
c’era un re triste che aveva gli occhi spenti,
c’era un dolore che lo aveva reso pazzo.

Così ogni sera sposava una ragazza,
così ordinava di portargli le più belle,
ma poi di notte, ogni volta, le uccideva
dentro le notti di quel nero senza stelle.

Di notte in notte, la notte era più buia
dentro a quel buio non filtrava più alcun raggio
finché la figlia del visir si fece forte:
il re e la notte affrontò col suo coraggio.

Dentro una notte di nero senza stelle
c’è una ragazza che comincia a raccontare
la notte passa, il re la ascolta affascinato:
c’era la notte, ma ecco il sole che compare.

La luce entra finalmente nel palazzo
che non è ancora terminata quella storia:
“Io non ti uccido se finisci questa notte,
e quel finale, che non so, tieni a memoria”.

Ma ogni notte Shahrazàd ha nuove storie
che mille e una ne conosce, e tutte belle,
così la morte soffia via come una nube
e resta terso il luccichio di mille stelle.