venerdì 8 febbraio 2019

Ancora posti disponibili al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara per lo spettacolo Scrivila, la guerra


Ancora posti disponibili per le classi 3^, 4^, 5^ della Scuola Primaria e per le classi I^, II^, III^ della Scuola Secondaria di I° Grado nelle due date del mio spettacolo Scrivila, la guerra nel cartellone della stagione Teatro Ragazzi 2018/2019 del Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara:

3 aprile 2019 - ore 10.00 - Teatro Comunale
4 aprile 2019 - ore 10.00 - Teatro Comunale

di e con Luigi Dal Cin


Un padre tornato dalla Grande Guerra regala un quaderno al figlio invitandolo a raccontare la sua guerra ovvero quella di un bambino rimasto a casa con la nonna a combattere la fame e gli stenti nei territori occupati dalle truppe austro-ungariche. “Tira fuori la guerra, scrivila su questo quaderno. Così non ti resta dentro” E così quel bambino racconta in prima persona piccoli emblematici episodi che si snodano tra l’invasione di soldati stranieri affamati e l’annuncio della fine della guerra. Un testo fedele agli avvenimenti storici, perché fondato su documenti d’archivio, che racconta per aneddoti l’occupazione vista dagli occhi di un bambino. Luigi Dal Cin ci propone un incontro-spettacolo dove presenterà la Grande Guerra dal punto di vista dei più giovani e dei più umili. Per riflettere insieme su uno degli eventi più drammatici del secolo scorso, sulle inevitabili sofferenze che ogni guerra porta agli ultimi, sul potere salvifico della narrazione.

Scuola PRIMARIA classi 3^, 4^ e 5^ Scuola SECONDARIA I° classi I^, II^, III^

DURATA: 60 min. ca.
LINGUAGGIO PREVALENTE: teatro d’attore
PREZZO INGRESSO: € 6,00


Un bambino riceve in regalo un quaderno dal papà, tornato vivo dal fronte, che lo invita a scrivere la guerra vissuta durante il suo periodo di assenza: “Tira fuori la guerra, scrivila su questo quaderno. Così non ti resta dentro”. Tratto dal libro ‘Scrivila, la guerra’ (Kite Edizioni), lo spettacolo dell'autore Luigi Dal Cin presenterà la Grande Guerra dal punto di vista dei più giovani e dei più umili. Per riflettere insieme su uno degli eventi più drammatici del secolo scorso, sulle inevitabili sofferenze che ogni guerra porta agli ultimi, sul potere salvifico della narrazione.
“Credo che ai bambini e ai ragazzi si possa, anzi si debba, raccontare la verità con la delicata esigente responsabilità, però, di assumere sempre il loro punto di vista, in modo che la verità sia per loro innanzitutto comprensibile e poi, soprattutto, utile. Anche per potersi rappresentare le conseguenze sulla popolazione delle guerre di oggi, di cui bambini e ragazzi tanto sentono parlare. Non ho voluto quindi centrare il racconto sugli eventi bellici al fronte, vissuti da adulti soldati, ma raccontare le inevitabili quotidiane sofferenze che ogni guerra porta agli ultimi, tra cui i più giovani: nel nostro caso il dramma dell’anno della fame vissuto dalla popolazione dei territori occupati dalle truppe austro-ungariche dopo Caporetto. È un argomento che mi è familiare: i miei nonni, veneti, hanno vissuto la Grande Guerra e, nella mia infanzia, me l’hanno raccontata in diversi modi. Per poter però prendere il giusto e veritiero punto di vista di un ragazzo che vive una situazione così drammatica ho raccolto testimonianze scritte, memorie, lettere, diari cui poter fare riferimento: sono preziose testimonianze che hanno ispirato il punto di vista di questo libro”.
Ed ecco allora come germina il punto di vista di ‘Scrivila, la guerra’: un bambino riceve in regalo un quaderno dal papà tornato vivo dal fronte che lo invita a scrivere la guerra vissuta durante il suo periodo di assenza.

“Tira fuori la guerra, scrivila su questo quaderno. Così non ti resta dentro”. Mio papà ha detto che anche lui quando era in guerra sul Carso e sul Piave scriveva tutto su un quaderno. Ogni giorno la guerra gli entrava dagli occhi, dalle orecchie, dal naso, dalla bocca, dalla pelle. Per tirarla fuori allora doveva scriverla. Ha detto che altrimenti sarebbe diventato come il povero Bepi che è tornato anche lui dalla guerra ma ora sta sempre seduto fuori al bar e ha gli occhi fissi, spalancati come una finestra. La sua bocca sembra un sorriso, ma la sua testa è piena di guerra che gli è rimasta chiusa dentro. Non parla più.
“Scrivi, figliolo! Scrivi quel che ti ha fatto più impressione quando i soldati hanno occupato casa nostra, nell’anno della fame” mi ha comandato. Allora ho scritto tutto su questo quaderno. Mio papà mi ha detto che scrivere sul quaderno lo ha salvato perché lo ha fatto tornare a casa vivo.

“La narrazione diventa così un susseguirsi di intense scene dove quel bambino racconta in prima persona piccoli emblematici episodi che si snodano tra l’invasione di soldati stranieri affamati e l’annuncio della fine della guerra. Per ottenere l’effetto della scrittura tipica di un ragazzo ho lavorato molto sul linguaggio, sul ritmo, sui toni della narrazione, sulla mancanza di giudizio di chi vive semplicemente le difficoltà del momento presente, non conoscendo nulla di quanto viene deciso in alto dai signori della guerra. Accompagnano lo spettacolo le stupende immagini illustrate da Simona Mulazzani che, di volta in volta, interpretano i toni della narrazione con grande intensità emotiva”.