martedì 19 marzo 2019

La Fiaba è Servita su Fahrenheit RAI Radio3


Oggi martedì 19 marzo 2019, alle ore 16.30 sarò intervistato in diretta per Fahrenheit - I libri e le idee - RAI Radio3 sulla Mostra di Illustrazione per l'Infanzia La Fiaba è Servita che prende spunto dal mio libro e che si tiene a Villa Pisani a Monselice (PD) fino al 7 aprile 2019, organizzata dalla Fondazione Štĕpán Zavřel e da Euganea Movie Movement.


La fiaba è servita!
di Luigi Dal Cin

L’Italia, terra di multiformi tradizioni, è ricca di una preziosa varietà di cibi. Ma è anche ricca di un’incredibile varietà di fiabe che si sono tramandate oralmente: nate secoli e secoli fa, alla sera accanto al fuoco, in montagna o sulla riva del mare, sotto le stelle o nel tepore delle stalle, e altre ancora portate nelle nostre terre da viaggiatori provenienti dall’Europa e dall’Oriente... che le fiabe viaggiano e anche oggi non le puoi fermare. Fiabe straordinarie che raccontano di straordinari cibi, dove l’elemento magico sprigiona non solo meraviglia ma anche profumi e sapori.
Ecco allora insieme i cibi e le fiabe: principi indispensabili di vita per i piccoli e i grandi, specie quando piccoli e grandi si ritrovano insieme. Perché, oltre che di alimenti per il ventre, di fiabe è sempre bene cibarsi: Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe. Se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più” diceva Albert Einstein.
Ma come parlano di cibo le fiabe d’Italia?
La risposta non è semplice, perché prima è necessario chiedersi: a quali fiabe d’Italia è bene riferirci? Esiste un Grimm o un Afanasjev o uno Yeats italiano? Le grandi raccolte di fiabe italiane sono state numerose a partire già dal XVI secolo – in largo anticipo quindi sugli altri analoghi europei – ma tale ricco patrimonio si è poi fermato negli scaffali delle biblioteche degli studiosi e non seguì mai il vento romantico che invece lo fece sbocciare nel resto d’Europa. Insomma, è storicamente mancata una grande raccolta di fiabe popolari di tutta Italia che fosse piacevole da leggere: popolare quindi non solo per fonte, ma anche per destinazione. Tale prima grande opera risale infatti a tempi recentissimi, grazie all’ampio lavoro d’autore di Italo Calvino, interessato alle fiabe non più ‘per fedeltà ad una tradizione etnica, né per nostalgia delle letture infantili, ma per interesse stilistico e strutturale, per l’economia, il ritmo, la logica essenziale con sui sono raccontate’1.
Le fiabe d’Italia sul cibo che abbiamo scelto di presentare non attingono però alla vicina e ormai ben nota opera di Calvino: più volte sono tratte dalle stesse antiche raccolte da cui egli stesso ha attinto, con la volontà tuttavia di diversificare la scelta dei testi per poter così contribuire alla diffusione di fiabe meno conosciute.
Innanzitutto possiamo dire che spesso nelle fiabe si parla di cibo proprio quando questo scarseggia nella vita reale. Ed essendo ‘vere’ le fiabe, essendo le fiabe ‘il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi di un destino’2 ecco che l’avvio realistico di molte fiabe italiane è rappresentato proprio dalla fame, condizione che ha accompagnato per secoli la vita dei nostri contadini.
È la fame che, nella fiaba veneta Le frittelle del Barba Zucon, spinge la mamma – ricevuta da una lontana parente un po’ di provvidenziale farina – a far chiedere in prestito alla propria figlia la padella del terribile Barba Zucon, ed è la fame che spinge la figlia a mangiare le frittelle che dovevano essere il segno di ringraziamento per il prestito fatto: la fame innesca così un crescendo di conseguenze paurose in cui però, alla fine, l’astuzia e l’amore vincono contro la forza bruta.
Allo stesso modo è la fame a muovere la protagonista della fiaba sarda La cena della strega la quale, possedendo solo un seme di fava, cerca di scambiarlo facendo crescere via via di consistenza l’agognato pasto attraverso un sottile imbroglio, per rimanere poi alla fine vittima del proprio stesso tranello.
Anche in Pentolino, fiaba toscana, è la fame di un’intera numerosa famiglia il motivo che spinge l’ultimogenito – che invece di essere nato bambino è nato pentolino di rame con il coperchio – a insinuarsi nelle cucine dei ricchi con la bocca spalancata. I cuochi ci cascano ogni volta: riempiono Pentolino di cibo raffinato da cucinare per i loro signori, e poi lo mettono sul fuoco. Ma Pentolino, senza far rumore, ogni volta scappa, e i suoi familiari ogni volta lo svuotano facendogli una gran festa.
E nella fiaba piemontese Il pasto del lupo è ancora la fame atavica del lupo ad innescare le gustosissime furbizie che la volpe mette in atto per sfuggirgli dimostrando, come avviene sempre nelle fiabe, che l’intelligenza vince sulla prepotenza. Eppure, anche nella fame più nera possono avvenire gesti di generosità, come il pezzetto di formaggio che la ragazza protagonista de La padella magica, fiaba del Trentino Alto Adige, regala per compassione a un nano della montagna, ricevendone in cambio una gigantesca padella che si riempie magicamente di cibo per sfamare sette affamate sorelle.
Ma anche in questo mondo dominato dalla fame, la crudezza della fiaba si piega spesso ad una legge d’armonia, dove la bellezza misteriosa è espressa con la comunione di donna e frutto o donna e pianta, rievocando tracce di antichi miti pagani che vedevano associate alle piante le bellissime ninfe. Il segreto narrativo sta nell’accostamento–metafora. In Rosmarina, fiaba siciliana: l’immagine di freschezza dal profumo inebriante del rosmarino e la ragazza; in I tre limoni, fiaba ligure: l’immagine del colore solare dalle proprietà dissetanti del limone e la ragazza. Di ciascuna delle ragazze si innamora un principe, teso alla ricerca dell’altrove, insoddisfatto finché fermo all’apparenza del reale, che troverà l’amore solo quando il suo sguardo saprà andare al di là, imparando a scrutare ciò che non si vede. E in entrambe le fiabe sono presenti preziosi nutrimenti vitali come il latte e l’acqua, elemento quest’ultimo che fa da potente magico cardine alle vicende meravigliose e paradossali narrate nella fiaba piemontese L’acqua della vita.
L’acqua è anche l’elemento in cui cresce L’Erba Petonella che il ragazzo, protagonista della fiaba toscana, trova su indicazione dello speziale – moderno mago – per riportare alla realtà la sua altezzosa innamorata.
E per concludere l’italianissima pizza, in una fiaba campana incatenata e circolare densa di vivaci assonanze: Petizzo senza pizza.

1 Italo Calvino, Fiabe Italiane, Torino 1956, Introduzione.

2 Ibid.